A volte mi chiedono cosa serva per scrivere un Prompt. Punto primo, esistono diversi livelli di scrittura. Non dobbiamo mai scordare che il back end della realizzazione di un prompt è il linguaggio macchina, né più né meno del design di un algoritmo. In quello, inutile dirlo, sono senza dubbio favoriti gli informatici.
Poi, però, c’è il linguaggio di front end. Intendo dire, il valore semantico di una espressione, di una domanda o di una interazione. Quella stringa di testo che mettiamo ogni volta che chiediamo qualcosa al computer. Ecco, fare le domande non basta. Essere curiosi non è sufficiente. Avere un’idea non è determinante. La strategia. Quella sì, quella serve. Io, come siano queste a rendere davvero efficace un’interazione c on l’A.I. Facciamo un esempio. Sto leggendo un libro molto bello, ma che a tratti è talmente ostrico da risultare pesante. Un libro tecnico sulla Semiotica della narrativi. Si chiama L’Officina del racconto, scritto dal professore di semiologia e critica letteraria Angelo Marchese, scomparso nel 2000.
Ma a che serve leggere un libro del genere?
Per me che, tra le altre cose, vivo di scrittura, credo sia fondamentale.
Libri come questo ti danno la possibilità di capire e costruire tassonomie, di progettare strutture di ragionamento e tracciare i confini di senso di una richiesta fino a ottenere quello che realmente ti m’aspetti dall’A.I.
Parlando della morfologia della fiaba di Propp, Marchese indica delle funzioni (ne indico giusto una parte):
- Situazione iniziale
- Allontanamento
- Divieto
- Infrazione
- Investigazione
- ecc
Sono, appunto, funzioni. Variabili matematiche. Il linguaggio è un’equazione.
Immaginate ora di scrivere un articolo sul marketing digitale e riadattate queste funzioni nella configurazione di un Prompt.
Il prompt
Sei un marketer professionista. Lavori nel marketing digitale e stai preparando un articolo sul tema dello storytelling e su come una storia aziendale sia importante nella comunicazione inazione di un marchio. Scrivi un articolo, possibile vilmente indicando delle fonti, e considera queste variabili:
- Indichiamo un contesto iniziale evitando incipit come “in un mondo che…”, “nella situazione e odierna…”. Fai in modo di analizzare sul contesto da un punto di vista oggettivo e critico.
- Ricordati di utilizzare una prospettiva allargata. Allontanati dal punto di vista del marketer e mettiti nei panni di un’impresa. Quali sono i loro bisogni, cosa devono comunicare, come possono farlo?
- Indica 4 cose assolutamente dai non fare per ottenere il testo ideale e più efficace.
- Prova a fornire, poi, qualche soluzione alle cose da non fare offrendo idee assolutamente disruptive e fuori dalla norma…
- ecc.
Ho provato con CHAT GPT e parliamo di una roba fatta in 5 minuti. Un prompt mic riederebbe ore di studio. Ecco, comunque, il risultato:
La risposta dell’A.I.
Raccontare il brand: lo storytelling aziendale come asset competitivo
Ogni impresa, indipendentemente dal settore o dalla dimensione, comunica. Non è una scelta. È un dato di fatto. Dal sito web ai profili social, dalle relazioni con i clienti alle scelte di design del prodotto, ogni decisione genera un segnale, un messaggio. In questo sistema complesso di codici e narrazioni, lo storytelling aziendale non è più un vezzo creativo, ma un elemento strategico per affermare l’identità, costruire fiducia e creare connessioni autentiche.
Perché lo storytelling è una leva strategica?
Una storia non è solo un racconto. È una sintesi di visione, valori, identità. È ciò che distingue un’impresa che vende un prodotto da un’impresa che costruisce una relazione significativa con il proprio pubblico. In un contesto saturo di stimoli, è la coerenza narrativa a fare la differenza. Eppure, molte aziende si trovano in difficoltà proprio su questo fronte.
Quali sono, allora, le sfide reali per un’impresa quando parliamo di storytelling?
- Definire un’identità solida: molte PMI italiane, ad esempio, faticano a raccontare la propria storia perché non hanno ancora codificato chiaramente missione, visione e valori.
- Tradurre l’identità in contenuti coerenti: l’azienda “dice” una cosa sul sito, un’altra nei materiali promozionali e un’altra ancora attraverso il personale commerciale.
- Mantenere coerenza narrativa nel tempo: la comunicazione spesso segue le mode del momento o le urgenze commerciali, ma una storia efficace si costruisce con una regia narrativa di lungo periodo.
- Integrare narrazione e azione: storytelling non è “dire belle cose”, ma mostrare la coerenza tra parole, scelte e comportamenti aziendali.
Le 4 cose da non fare nello storytelling aziendale
1. Fare storytelling autoreferenziale
Parlare solo di sé, dei propri successi, dei premi ricevuti. Il pubblico non cerca un’azienda che si celebra, ma una che risolve problemi e genera valore.
2. Inventare una storia “a tavolino”
Una narrazione non può essere costruita ex novo da un’agenzia senza ascoltare le persone che vivono l’azienda ogni giorno. La narrazione deve emergere dall’interno, non essere imposta.
3. Usare linguaggi vaghi, motivazionali, astratti
“Crediamo nelle persone”, “vogliamo fare la differenza”, “siamo innovativi”. Frasi fatte che non significano nulla se non supportate da esempi concreti e specifici.
4. Raccontare la storia in modo lineare e noioso
Molte aziende pensano che lo storytelling sia una cronologia di eventi. In realtà, una buona storia ha tensione, conflitto, risoluzione. Ha personaggi, ostacoli, scelte.
E allora? Idee alternative e (davvero) fuori dagli schemi
✅ Fai raccontare l’azienda da chi ci lavora
Crea una narrazione collettiva. Coinvolgi dipendenti, fornitori, clienti storici. Lascia che siano loro a raccontare l’impresa. Le testimonianze autentiche valgono più di qualsiasi copy perfetto.
✅ Sperimenta formati inaspettati
Podcast, microdocumentari, graphic novel aziendali, branded game. Non limitarti a brochure e post su LinkedIn. La forma può diventare parte del messaggio.
✅ Racconta anche i fallimenti
Un’impresa che mostra le sue crisi, i momenti difficili, e come li ha superati, costruisce empatia e credibilità. L’errore può diventare una svolta narrativa decisiva.
✅ Costruisci una “storia in tempo reale”
Invece di raccontare solo il passato, narra le evoluzioni mentre accadono: un progetto in corso, una trasformazione in atto, un cambiamento culturale interno. Coinvolgi il pubblico come se fosse parte del percorso.
Fonti e approfondimenti utili
- Jennifer Aaker e Naomi Bagdonas, Humor, Seriously – sul potere delle emozioni e dell’autenticità nella narrazione aziendale.
- Donald Miller, Building a StoryBrand – uno dei metodi più efficaci per costruire uno storytelling orientato al cliente.
- Harvard Business Review, What Makes Storytelling So Effective for Learning? – sul ruolo della narrazione nella costruzione di significati duraturi.
- Seth Godin, blog e libri – sulla necessità di distinguersi e costruire storie rilevanti nel marketing.
Conclusione – Scrivere prompt professionali
Forse questa conclusione sarà di conforto a quelli che si sentono un poco fuori dai giochi. I tanto bistrattati umanisti digitali che vedo brancolare come zombie negli spazi di social come LinkedIn. Naturalmente scherzo, ma c’è un risvolto importante nella questione che vi ho proposto. Il fatto che scrivere domande sia il livello finale di una pratica continua di studio, in qualsiasi forma e su qualsiasi tema, che permette a chi domanda di possedere al meglio gli strumenti della conoscenza e della competenza. Categorie che consentono di perfezionare il proprio pensiero e renderlo solido, lucido, efficiente.