04/05/2022 Davide

Il content digitale ha cambiato la nostra idea del lavoro

Perché diventare content designer ha sempre più senso...

Il content ha cambiato l'idea del lavoro. il Blog.

La pandemia ha costretto molti di noi a ripensare il proprio mondo. Per i più si è trattato di prendere le misure con un nuovo stile di vita, rafforzato dal remote working come condizione centrale. Per altri è diventata nel tempo un’opportunità per uscire da una zona di comfort a volte rigida e ripetitiva e affacciarsi su un mondo in movimento in cui l’evoluzione tecnologica si lega alla trasformazione sociale, espressiva e comportamentale. Per usare parole semplici, un mondo che cambia velocemente e mette al centro le persone, i loro progetti, aspirazioni, valori, bisogni.

Su un articolo di The Vision, Come la produzione di contenuti ha permesso a molte persone di reinventare il proprio lavoro, di Elisa Berlin, c’è una bella riflessione riguardo la trasformazione di molti professionisti in abili creator digitali, sia per un bisogno di sostentamento, sia per la scoperta di talenti spesso nascosti dalla routine quotidiana del lavoro. La produzione e l’utilizzo di contenuti ha preso e sta prendendo diverse forme, dai video ai podcast fino allo streaming. I format sono soprattutto tutorial, corsi di formazione e contenuti di intrattenimento, con alcuni vertici come nel caso del gaming (diventato un vero e proprio driver per lo sviluppo di show digitali in cui le dirette vengono commentate dai performer spesso attraverso dialoghi real time con i propri viewer e follower).
The Vision avverte, un report di Google indica come già dal marzo del 2020 le ricerche di video sulla formazione scolastica siano aumentati del 120% e gli how to del 50% (cucina, bricolage, make-up). Sul tema videogame il discorso è piuttosto complesso e porterebbe via tempo, forse anche per il fatto che viene ancora discussa come una questione strettamente legata alle ultime generazioni. E non è sempre vero.

 

 
Resta, invece, tutto da esplorare l’universo video e podcast. La pandemia, due anni comunque impegnativi, ha portato un’altra percezione del tempo e ci ha messo di fronte alla fragilità della vita sociale e delle community di relazioni. Un fatto importante, perché per molti i video di YouTube o le dirette di Facebook e Instagram hanno rappresentato un aiuto psicologico per combattere l’ansia e lo stress (con un boom vero e proprio di clip fiction di tipo comico, la entertainment); in altri casi hanno permesso alle persone di conoscere cose che ignoravano (infotainment) e approfondire aspetti dell’auto-organizzazione della propria quotidianità che, dal tutorial alla formazione, hanno fatto crescere competenze e hobby. Hanno allargato le prospettive della conoscenza e dell’apprendimento culturale e, dato importante, fatto sentire le persone meno sole facilitando la ricostruzione, seppur virtuale, di relazioni sociali basate su interessi comuni.
 
L’impatto del content sul versante della professione e della produzione ha introdotto alcuni elementi fondamentali:
 
1 –  l’esplosione del video come strumento di comunicazione branded oriented, non più e non solo secondo la metrica pubblicitaria della comunicazione = valorizzazione del prodotto = consumo, ma come costruzione di contenuti di valore. In alcuni casi, pensiamo all’industria culturale, la video-divulgazione è diventata un importante modo per raccontare i progetti e attrarre fruitori e pubblico (audience engagement). Pensiamo, ad esempio, ai musei;

2 – l’affermazione progressiva e in continuo sviluppo di competenze tecniche di progettazione, produzione e post-produzione. Oggi, grazie a un orientamento ben costruito nel modello di creazione di un contenuto e con le strumentazioni disponibili è davvero possibile realizzare un’attività di content-producer di medio, buon livello;

3 – il perfezionamento di hardware e software. Mai come in questi ultimi anni si è raggiunto un picco così alto nella commercializzazione di prodotti e servizi dedicati al digital content. Da camere per il vlogging a gimball, da consolle per la regia a tastierini per lo streaming, da strumenti per la produzione professionale di podcasting a schede di acquisizione video per gaming di vario tipo. Per non parlare dei software, un numero infinito di applicazioni, spesso in dotazione direttamente sulle piattaforme di video-hosting come #YouTube, #Instagram, #TikTok.
 
Oggi il content design è la prospettiva di un mestiere tra conoscenza della rete e dei mercati, creatività e contenuto, modello di produzione e distribuzione; un mestiere in crescita che può raggiungere livelli davvero alti e correre ai ripari di settori sempre più in crisi, come la cultura, l’educazione, l’informazione, la sanità.

Se vuoi approfondire il nostro percorso in Digital Humanities, vai sul sito dell’educational previsto a partire da fine giugno 2022.

 

 
 

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